Un anno fa dalle colonne di questa rubrica abbiamo fatto il punto sulla situazione italiana in materia di legalità, abusivismo e contraffazione, prendendo spunto dalla lodevole iniziativa di Confcommercio denominata “Legalità mi piace”.
Questa stessa iniziativa è stata adesso ripetuta, per il terzo anno consecutivo, con una serie di manifestazioni in sede locale precedute da un momento di riflessione e di analisi a livello nazionale, arricchito dalla presentazione di dati statistici: si tratta della nuova indagine conoscitiva sulla diffusione dei fenomeni criminali realizzata da GfK Eurisko che, posta a confronto con quella dell’anno scorso, consente di analizzare i trend e di aggiornare la situazione, nonché di una ricerca Format Research su consumatori e imprese.
Partiamo dai Consumatori (Indagine Format per Confcommercio). Si conferma stabile (e molto alto) l’acquisto di prodotti illegali/contraffatti e l’utilizzo di servizi erogati da parte di soggetti non autorizzati. Nel 2015 lo dichiara il 25,8% dei consumatori, in leggera diminuzione rispetto al 2014 (-1,2%).
Tra i prodotti contraffatti è in aumento l’acquisto di abbigliamento (57,9% quest’anno rispetto al 46,6% del 2014, con un incremento di oltre l’11%); di calzature (29,2% contro il 23,3% dell’anno precedente, pari a circa il 6% in più), di pelletteria (27,7% rispetto al 24,9% del 2014, con un incremento di quasi il 3%). Diminuisce, in alcuni casi significativamente, rispetto all’anno scorso l’acquisto dei prodotti contraffatti appartenenti alle categorie potenzialmente più pericolose per la salute, come prodotti alimentari (-5,4%), cosmetici e profumi (-5,4%), farmaci (-1,3%).
Ma perché il consumatore si ostina a comprare prodotti falsi? Come giustifica questo suo comportamento? Sostanzialmente ci si giustifica facendo appello a motivi di natura economica: per il 72,1% dei consumatori “non si hanno i soldi per comprare i prodotti legali” e per il 70% dei consumatori “si pensa di fare in questo modo un buon affare, risparmiando”.
Resta elevatissima e preoccupante la percentuale (72,4%) di consumatori secondo cui l’acquisto dei prodotti illegali o l’utilizzo di servizi irregolari è piuttosto normale e per di più si rivela utile per chi è in difficoltà economica. Un consumatore su tre afferma che l’acquisto illegale è effettuato in modo consapevole.
A modesta consolazione, cresce la consapevolezza dei consumatori sui rischi per la salute (l’80% contro il 71% del 2014) e per la sicurezza (il 66,2% rispetto al 63,3% dell’anno scorso) derivante dall’acquisto di prodotti/servizi illegali. Sette consumatori su dieci sono informati sul rischio di incorrere in sanzioni amministrative per l’acquisto di prodotti o servizi illegali e un consumatore su due ha letto, visto o ascoltato campagne di sensibilizzazione contro la contraffazione.
L’indagine Format Research si è occupata anche delle imprese. Il 62,1% delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti si ritiene danneggiato dall’azione dell’illegalità (+1% rispetto allo scorso anno). A sostenerlo sono in prevalenza imprese del Nord Ovest (67%) e del Sud (64,6%), ma questo sentiment è in crescita tra le imprese del Nord Est (+10,4%) e del Centro (+3,1%).
Tra gli effetti più dannosi prodotti dalle diverse forme di illegalità (contraffazione dei prodotti, acquisizione illegale di prodotti via internet, musica e videogiochi, abusivismo commerciale e/o esercizio illegale di una professione), le imprese indicano principalmente la concorrenza sleale (62,5%), la riduzione dei ricavi e del fatturato a causa delle mancate vendite (34,8%), la spesa per i servizi di videosorveglianza (17,7%), il dover rinunciare ad assumere nuovi addetti o, in qualche caso, a mantenere i livelli occupazionali attuali (16,2%). Per oltre l’80% delle imprese del terziario il mercato dei prodotti illegali e dell’esercizio abusivo delle professioni è in continua crescita.
Restando nel mondo delle imprese, l’indagine realizzata da GfK Eurisko offre ulteriori interessanti spunti di analisi.
Il 32% delle imprese avverte un peggioramento nella percezione dei livelli di sicurezza rispetto a un anno fa. Il 16% delle imprese ha avuto esperienza diretta o indiretta di fenomeni criminosi posti in atto da delinquenti comuni (50%) o criminalità organizzata (33%). Si parla di pressioni psicologiche nel 76% dei casi e di danneggiamenti a cose nel 35% dei casi.
I crimini percepiti in maggiore aumento dalle imprese italiane sono i furti (57%), l’abusivismo (52%), la contraffazione (45%), le rapine (44%).
Viene avvertita in modo sempre più stringente l’esigenza di aumentare le misure efficaci di contrasto di questi fenomeni, che alterano la libera concorrenza e turbano il mercato. In particolare, le imprese chiedono che venga garantita la certezza della pena ai colpevoli accertati (73%), anche considerando che secondo l’85% dei rispondenti la pena comminata non viene scontata dai colpevoli, e che aumenti il presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine (62%).
Addirittura disarmante (90%) la percentuale di coloro che ritengono inefficaci le leggi attuali di contrasto dei fenomeni criminali. A questo dato corrisponde l’altra analoga percentuale quasi totalitaria (94%) di imprese che propendono per un inasprimento delle pene a carico dei criminali.
Insomma, un quadro emblematico e tutto sommato facilmente prevedibile, di sfiducia nel sistema legislativo e giudiziario ed una spiacevole sensazione di essere troppo poco tutelati a fronte dell’incremento delle attività criminose che minacciano l’esercizio dell’attività d’impresa.
ASSOROLOGI, dal canto suo, continua un attento presidio di queste tematiche che rappresentano un’area strategica per le imprese associate. In questo contesto vanno ricordate le molte iniziative che l’Associazione ha realizzato sui temi del contrasto alle attività criminose: studio del fenomeno della contraffazione attraverso ricerche ad hoc e la definizione di accordi con la Pubblica Amministrazione; realizzazione di campagne informative e di sensibilizzazione rivolte al consumatore finale; azioni di contrasto della contraffazione in Internet in collaborazione con Enti e Associazioni specializzate e le Forze dell’Ordine.