IEG/VICENZAORO: PROSPETTIVE DI CRESCITA PER I PROTAGONISTI DEL SETTORE ORAFO-GIOIELLIERO NEL TALK DI APERTURA.
In aumento la domanda mondiale di preziosi. Sostenibilità, partnership, digitalizzazione e formazione gli asset sui quali dovranno concentrarsi le aziende del comparto.
Nel 2025 l’e-commerce peserà fra il 18 e il 21% mentre arriverà al 30% la quota di acquisti influenzata dagli aspetti sostenibili. Questi sono stati i principali temi del Talk inaugurale di Vicenzaoro “The State of the Art”. Protagoniste le voci degli iconici brand De Beers, Damiani, Bulgari, Fasoli nel quadro di inediti dati macroeconomici forniti dalla Direzione Uffici e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
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Vicenza, 10 settembre 2021 – Vicenzaoro September 2021, inaugurata oggi a Vicenza e in programma fino al 14 settembre, parte con il Talk inaugurale “The State of the Art”, ideato da IEG – Italian Exhibition Group e il Club degli Orafi Italia, che ha offerto a tutti i players della filiera, dall’estrazione alla produzione, dal brand al retail, un quadro dello status quo e delle prospettive future del settore orafo-gioielliero.
Al periodo di stop pandemico fa seguito una sorprendete ripresa. Come ha affermato Stefania Trenti, Responsabile Ufficio Industry Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, presentando un aggiornamento inedito dei dati macroeconomici di settore. Si tratta del comparto che più di altri ha subito uno shock registrando un’impennata dei prezzi e conseguente depressione della domanda, limitata anche dalla chiusura dei canali distributivi e dell’assenza di flussi turistici. Ma il settore “Sta recuperando rapidamente: tra gennaio e giugno 2021 il fatturato è cresciuto dell’80% circa rispetto ai minimi del primo semestre dello scorso anno”. La reale misura della crescita risulta dal confronto con il 2019 che, come ha sottolineato Trenti, “E’ già dell’8% superiore rispetto allo stesso periodo del 2019, un risultato migliore rispetto alla media del manifatturiero”. Una crescita che fa fronte ad “uno scenario di domanda mondiale previsto ancora in crescita nei prossimi anni”, caratterizzata da alcuni tratti specifici.
Balzo importante per e-commerce e digitalizzazione, anche di processo produttivo. Tra il 18% e il 21% la stima del peso delle vendite online di gioielleria nel 2025, rispetto al 13% del 2019 e cresce contestualmente l’impegno delle aziende con il 12% di realtà che ha in programma investimenti in e-commerce e marketing digitale e il 7% che prevede investimenti in soluzioni digitali di produzione.
Il valore del brand si afferma sempre più quale driver di valorizzazione del prodotto con una crescita media attesa fra l’8% e il 12% nel periodo 2019-2025 per la componente di prodotti a marchio, più che doppia rispetto alla media di settore. Ad oggi, sono il 13% le imprese italiane con almeno un marchio registrato. L’attenzione alle tematiche sostenibili cresce con un 20-30% di acquisti che entro il 2025 ne sarà influenzato. Non meno fondamentale è la formazione, indispensabile per garantire continuità all’artigianalità delle produzioni: nel 2020 il 61% delle entrate programmate sono state ritenute di difficile reperimento e, di queste, il 72% per preparazione inadeguata.
Ma l’impatto del periodo pandemico non è da sottovalutare in particolare per le fasi iniziali della filiera del diamante come l’estrazione che hanno comportato momenti di crisi di approvvigionamento. Racconta Stephen Lussier Executive Vice-President Consumer and Brands di De Beers: “Abbiamo affrontato un futuro pieno di incertezze, ma non avrei potuto essere più orgoglioso di come abbiamo risposto. Abbiamo immediatamente iniziato a sostenere tutte le persone – Paesi, comunità e clienti – che dipendono dai diamanti”. Responsabilità e proattività parole d’ordine nel confezionare una risposta: “noi di De Beers e i nostri partner della JV abbiamo messo in atto un programma di soccorso Covid-19 del valore di circa 17 milioni di USD, lavorando per garantire che il settore dei diamanti e tutti coloro che ne dipendono potessero riprendersi e ricostruire il più rapidamente possibile”. Anche dall’osservatorio De Beers il futuro è roseo: “stiamo vedendo la domanda di diamanti nei nostri mercati chiave superare quella pre-pandemia, perché questi miracoli della natura hanno qualcosa di vitale da dire: sono simboli di un legame significativo, del collegamento al mondo della natura e fonte di gioia dopo un periodo di oscurità”.
“Per noi la crisi è stato un catalizzatore di trasformazione”, ha affermato Jérôme Favier, Vice Presidente e CEO di Damiani International. “Il cliente finale è sempre più attento e ricerca il brand con tutto il suo patrimonio di valori, contenuti e autenticità. Crediamo che la partita si giochi sul terreno dell’omnicanalità e dei touchpoint multipli. È il percorso completo che conta nell’experience del cliente”.
Per un settore in cui le possibilità di smartworking sono limitate, un aspetto rilevante è stata la gestione delle persone. “L’impatto iniziale è stato duro. Siamo stati vicini a chi era a casa senza poter lavorare, abbiamo imparato a leggere i piccoli grandi segnali di stress per poi offrire il supporto più adeguato”, afferma Nicolò Rapone, Operations Senior Director of Jewelry Business Unit, Bulgari. Durante i mesi di pandemia l’attenzione del brand si è rivolta all’innovazione e al dialogo, non solo con i clienti: “Ci siamo concentrati nell’implementare strumenti dedicati alle fasi di post-vendita e piattaforme di collaborazione con partner e fornitori”.
“È in corso un’accelerazione alla digitalizzazione di tutti gli attori del processo, dal brand al consumatore”, constata Massimo Fasoli, CEO e jewellery Designer, Fasoli S.p.A. Le sfaccettature sono molteplici, in primo luogo per geografia: “chi è più prossimo alla backbone digitale accelera molto più velocemente, chi è più in periferia sperimenta una curva lenta”, rileva, e “questo genererà delle diversità nelle abitudini dei consumatori”.
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