Dopo la recente nomina come nuovo Ceo di Parmigiani Fleurier, Guido Terreni ci ha raccontato ciò che rappresenta questa nuova avventura, la ricerca, l’innovazione ed i progetti futuri.
La Clessidra dal 1945: Abbiamo appreso con piacere il Suo cambio di Maison, cosa l’ha spinta a questo importante passo?
Guido Terreni: i primi mesi sono molto intensi e sono sempre i più interessanti, si conosce, si studia, perché si cerca di cogliere l’anima di questa nuova realtà in cui mi sono avventurato. Dall’esterno si tratta di una realtà estremamente prestigiosa e competente nell’arte della meccanica dell’alta orologeria. Volevo cimentarmi in una esperienza diversa dove la cultura del prodotto è veramente all’apice delle possibilità. In Parmigiani tutto questo si trova poiché ha a disposizione un savoir-faire di altissimo livello su movimenti, casse, quadranti, assortimenti di spirali, quindi abbiamo un livello di capacità tecnica incredibile. Quindi alla fine, dall’esterno ero affascinato, dall’interno ancora di più, e poi un elemento estremamente interessante è il fatto di avere ancora presente il fondatore, Michel Parmigiani, che conoscevo di fama ma non avevo mai conosciuto di persona, e lui è una leggenda vivente del restauro. Posso dire quindi che con la sua presenza mi avvalgo dell’essenza del brand direttamente dalla fonte: si tratta di un marchio discreto, per persone colte di orologeria, con un cliente esigente, che esige una purezza tecnica.
Il lavoro che sto cercando di fare è di cercare di far capire meglio al cliente, dal punto di vista di stile, la marca, fornendo una connotazione un po’ più chiara.
L.C.: Sotto il puro aspetto della produzione di nuovi modelli, Lei apporterà la Sua visione dell’orologeria, magari adattandosi alla tradizione di Parmigiani? Visti i tempi di progettazione di un segnatempo di qualità, state già progettando nuovi capolavori?
G.T.: Mi sono avvicinato alla marca un po’ prima di metterci poi materialmente piede, preparandomi dall’esterno; una volta entrato ho compreso le potenzialità e la capacità di implementazione, per cui siamo già partiti con un progetto, sviluppando in maniera corale tutti i componenti nell’insieme. Dall’esterno magari è difficile comprendere quanto questa situazione abbia valore, mentre invece tutto si sviluppa in maniera sincrona, con collaborazione corale, mantenendo la qualità ed affidabilità tipica del brand.
L.C.: Parliamo di mercato: tenendo conto del periodo particolare, qual è quello attualmente più importante, quale vorreste crescesse maggiormente e a che punto è il mercato italiano.
G.T.: Io preferisco parlare di “cliente” italiano, che è molto più preciso del concetto di mercato, e si tratta di una persona esigente, un conoscitore, interessato al contenuto piuttosto che al prezzo; il cliente quindi apprezza il ricco contenuto ma non ostentatorio. Il mercato a livello mondiale è in grande fermento e cambiamento, in questo momento gli acquisti sono “domestici”, ma la bellezza di un marchio di nicchia, in questo momento storico, è ancora più apprezzato. Sta nascendo, anche nelle generazioni sui 30/35 anni, che si affacciano al lusso e all’alto di gamma, questa “sete”, questa necessità di marchi meno noti ma competenti.
L.C.: La vendita online va fortissimo ovviamente, voi avete una predilezione del rapporto diretto col cliente? Le visite in manifattura sono uno spunto di interesse per un contatto diretto, anche per ampliare le conoscenze del cliente?
G.T.: Certamente queste sono forme conoscitive interessanti, già lo facciamo con i nostri partners, dettaglianti di orologeria, che propongono la visita ai loro collezionisti ed appassionati.
L.C.: Le faccio allora l’ultima domanda, volutamente maliziosa… e Watches and Wonders?
G.T.: Noi non abbiamo partecipato, la decisione era già stata presa prima del mio arrivo, ma io la condivido, perché credo molto nella possibilità per la categoria “orologi” di riunirsi in un momento istituzionale, con il mondo tutto sintonizzato sulla stessa frequenza, quindi un momento così è necessario, non credo però molto nella presentazione della fiera digitale, poiché manca la reazione ad una emozione, siamo tutti in astinenza di incontrarci e di toccare materialmente l’orologio. Se l’anno prossimo Watches and Wonders l’anno prossimo si farà, anche con un costo sostenibile, valuteremo la possibilità di parteciparvi.