Questo grande maestro artigiano, che ha realizzato per la Maison veri capolavori d’arte, ci ha svelato il fascino segreto della smaltatura grisaille, tecnica della quale è massimo esperto e amorevole custode.
“Sono nato a Limoges e qui mi sono formato. Proprio in questa città dal XVI secolo si è sviluppata la tecnica della smaltatura grisaille, nella quale il disegno si ottiene apponendo, su uno sfondo di smalto scuro, uno smalto chiaro, chiamato, appunto, bianco di Limoges. Io sono stato il primo, però, a portare la grisaille nel settore orologiero con Vacheron Constantin, miniaturizzando soggetti diversi sul quadrante e giocando con le luci e le ombre, con le diverse sfumature.
Gli orologi che abbiamo realizzato con la tecnica della grisaille sono tutti pezzi unici: in molti casi è il cliente a venire con la sua richiesta di un soggetto particolare, altre volte, invece, ho creato delle serie, sempre di pezzi unici, ma pensate e destinate per una clientela ben precisa, proponendo soggetti che rispondono all’interesse di differenti culture e diversi contesti: per Parigi ad esempio i quadranti con le ballerine di Degas, i primi che ho creato e quelli a cui sono più affezionato; per Venezia soggetti relativi al carnevale o dettagli dei dipinti del Veronese a Palazzo Ducale.
Si tratta di una tecnica molto rischiosa. Sul quadrante in oro viene applicato uno sfondo di smalto scuro, nero, marrone o blu. Una volta messo in forno e vetrificato, comincia la tecnica vera e propria della grisaille con il disegno con smalto bianco. E qui iniziano le complicazioni. Ci vogliono da dieci a quindici strati di smalto e ogni strato deve essere messo in forno. Sulla superficie può appoggiarsi della polvere oppure una bolla d’aria rimasta intrappolata può uscire fuori, anche all’ultimo, e rovinare tutto il lavoro. Oltre alla tecnica artistica e alla mano ferma bisogna anche avere una grande pazienza: per ogni quadrante ci vuole da uno a oltre due mesi e mezzo.
Mi sento un po’ l’erede della smaltatura grisaille e di questa materia, perché sono riuscito a proteggerla. Il bianco di Limoges non è più prodotto da 70 anni e la sua composizione è un segreto che non conosco neppure io. È un amalgama di ossido di piombo e altre sostanze. Avendo lavorato in un atelier della città, però, ne ho potuto conservare molto. Questi orologi, dunque, non sono solo pezzi unici, ma anche realizzati con una materia unica e destinata, prima o poi, a finire”.