Ho intervistato molte volte Peter Stas, il CEO del Gruppo Frèdérique Constant e in ogni occasione il manager è sempre stato di una chiarezza cristallina, non lesinando percentuali, cifre e dati. Non si è mai nascosto dietro generiche e poco significative affermazioni, anche quando vi è stato da commentare risultati non proprio positivi. Ed ora che è stato ufficializzato il passaggio del Frédérique Constant Group al Citizen Group, è stato naturale chiedergli un incontro per comprendere appieno i motivi che hanno portato ad una simile operazione. E, come vedrete, anche questa volta, ipotesi, illazioni, presupposizioni e quant’altro, sono stati spazzati via con determinazione e trasparenza.
Mr. Stas, sinceramente, l’acquisizione del Gruppo Frédérique Constant da parte del Citizen Group mi ha sorpreso, dopo una lunga fase in cui sembrava che la vostra indipendenza favorisse strategie di prodotto dinamiche e vincenti. Quali sono state le ragioni che l’hanno indotta ad effettuare una scelta così importante per una compagnia fondata da lei e della quale è stato finora proprietario, e quali gli obiettivi che sta perseguendo nel breve/medio termine, in questa nuova configurazione aziendale?
Noi siamo stati contattati dal Gruppo Citizen già in passato, e abbiamo rifiutato ogni trattativa, sia perché eravamo convinti che non fosse giunto ancora il momento di cedere i nostri marchi ad un’altra azienda, sia perché alcune dinamiche familiari non erano ancora definite, in particolare, riguardo alle scelte professionali dei nostri due figli. Poi, siamo stati ricontattati di nuovo, più volte, lo scorso anno e, dopo un’analisi interna, abbiamo deciso di ascoltare la proposta: dei nostri figli, uno era andato alla Stanford University a studiare energia ecosostenibile e l’altro aveva intrapreso la carriera in medicina. Così abbiamo iniziato ad interrelarci con Citizen Group e lo abbiamo fatto per oltre un anno, per capire se la strada che stavamo intraprendendo era quella giusta e, soprattutto, se, veramente volevamo seguirla. Abbiamo deciso affermativamente, a motivo del fatto che vedevamo nella cessione tre sostanziali vantaggi: prima della cessione, noi eravamo i maggiori azionisti, assumendoci tutti i rischi d’impresa, mentre ora, essendo Citizen quotata in borsa a Tokyo, tali rischi si sono redistribuiti tra gli azionisti dell’azienda acquirente; la distribuzione di Citizen a livello internazionale è straordinariamente estesa e assai aggressiva, calcolando che si può far riferimento su circa 10.000 punti vendita – ciò ci permette di mostrare i muscoli sotto il profilo commerciale e, anche se personalmente non mi piace farlo, quando si hanno, non fa male dimostrare di averli; infine, il Citizen Group fruisce di un elevatissimo livello di tecnologia, movimenti ultrasottili, alimentazione a luce solare e naturale, GPS, radiocontrollo, insomma molto materiale sul quale costruire in futuro. La cosa più importante, poi, è stata la loro richiesta di continuare a gestire noi il brand per almeno, minimo altri cinque anni e, così, noi proseguiremo il lavoro perseguendo gli obiettivi che ci siamo posti e nel medesimo modo di prima: affordable luxury, ottimo posizionamento, orologi classici e raffinati, con Alpina sempre più concentrata sul segmento sportivo, ma sempre accessibile. Saremo, quindi, la più importante azienda Svizzera del Gruppo Citizen e, al suo interno, manterremo la nostra indipendenza gestionale.
L’espansione della struttura produttiva, con il nuovo edificio a Plan-Les-Ouates (ci disse, in passato, che sarebbe stato pronto il prossimo anno), determinerà delle conseguenze, in particolare, riguardo alle strategie per lo sviluppo dei movimenti di manifattura? L’intento è di aumentare o diminuire l’influenza degli orologi di manifattura sul fatturato (circa il 25%, come ci comunicò lo scorso anno), in rapporto a quello determinato dai modelli equipaggiati con movimenti automatici Sellita e al quarzo Ronda?
A causa della lunga transazione con Citizen Group, abbiamo momentaneamente interrotto i processi costruttivi originari, ma ora il progetto è stato revisionato ed approvato, ed è ripartito. Si tratta di un edificio di 3.000 mq, distribuito su quattro piani, dove produrremo la componentistica dei movimenti di manifattura e provvederemo al loro assemblaggio fino all’orologio finito. Vi saranno uffici e anche una divisione destinata alla comunicazione; assumeremo circa un centinaio di persone. Non cambieremo la nostra strategia, ma continueremo a lavorare, sulla base delle medesime percentuali d’incidenza sulla produzione annuale, sui nostri quattro pilastri: orologi di manifattura (25%), modelli automatici dotati di movimenti Sellita (circa 40%), esemplari al quarzo equipaggiati da calibri al quarzo (circa 35%). Ciò, evidentemente, va integrato con la quota destinata all’Horological Smartwatch, che ci sta dando soddisfazioni e che stiamo sviluppando.
Evidentemente, ci saranno dei piccoli aggiustamenti in corso d’opera, ma le linee guida strategiche rimarranno le stesse. L’obiettivo, con il contribuito del nuovo edificio, è di portare la produzione dalle attuali 150.000 alle 220/230.000 unità: è lo spazio che ci occorre per concretizzare la crescita produttiva che abbiamo pianificato. Ci vorrà, per il suo completamento, un anno e mezzo/due anni e abbiamo previsto anche la creazione di un experience store in cui il pubblico potrà recarsi per comprendere appieno la nostra filosofia e respirare l’atmosfera dei marchi del Gruppo. Sono molto felice riguardo questa iniziativa.
E’ soddisfatto dei risultati ottenuti dal Manufacture Slimline Perpetual Calendar, considerando la straordinaria competitività del prezzo?
L’orologio è stato accolto benissimo. Eravamo stati molto cauti nella pianificazione produttiva, ma alla fine della fiera di Basilea, quest’anno, le richieste sono state ben superiori alla produzione, e così ci siamo attrezzati per produrre 2.500/3.000 pezzi all’anno, al ritmo di cento pezzi alla settimana e contiamo di aumentare ulteriormente la velocità realizzativa. L’orologio è classico, pulito, elegante, con un prezzo eccezionale, ed apprezzato anche a motivo della dimensione. Sono molto fiero di averlo in collezione.
Osservando il consistente declino delle importazioni orologiere del Far East, che non sembra fermarsi, quali le sue impressioni e previsioni in merito. Questa situazione sta portando Frédérique Constant ad una maggiore concentrazione sull’area europea?
E’ una situazione particolare poiché, per Frederique Constant, Cina e Hong Kong pesano per non più del 6% del fatturato. Considerando poi il Far East nel suo complesso, siamo molto forti in Giappone, Corea, in Australia e Sud Est asiatico, raggiungendo un’incidenza complessiva del 33% del nostro turnover: con l’attuale flessione dell’area, siamo scesi intorno al 28%. L’Europa “copre” il 35% delle vendite e gli Stati Uniti il 15%. Voglio precisare che, negli USA, non siamo molto performanti, disponiamo ancora di un’organizzazione piccola, ma grazie al network distributivo del Citizen Group, che prevede un impegno di 500 persone per gestirlo, contiamo d’implementare fortemente questo mercato. Conseguentemente, siamo in flessione in Asia, ma contiamo di crescere moltissimo negli USA e in Sudamerica. Anche in Europa siamo stabili e vogliamo concretizzare grandi progressi, soprattutto in Italia. Questo perché è ancora un mercato piccolo per noi, ma sottostimato. Stiamo facendo un ottimo lavoro con il nostro distributore [la IBB di Milano, ndr] e, ad oggi, disponiamo di una rete di circa 130 punti vendita, con l’obiettivo di aumentare costantemente la copertura, sempre con criteri selettivi e di qualità. In tal senso, per Frédérique Coinstant, l’Italia ha ottime potenzialità di sviluppo. Purtroppo, abbiamo cominciato tardi a operare sul serio nel vostro Paese, ma stiamo recuperando in fretta. Gli italiani hanno un’ottima cultura orologiera e, per questo, sono fiducioso.
Il completamento dello spin-out di MMT dal Frederique Constant Group, avrà degli effetti sull’evoluzione dell’Horological Smartwatch, in particolare, sui nuovi moduli e applicazioni della piattaforma MotionX in via di elaborazione?
Noi, attualmente, deteniamo ancora parte dei diritti sulla licenza di produzione del software della Motion X platform. Recentemente la Manufacture Modules Technologies Sàrl e le dodici persone che vi lavorano, si è spostata dalla nostra manifattura in un altro edificio e ha introdotto due nuovi moduli evolutivi per l’Horological Smartwatch (in questo momento sto testando i primi prototipi). Le aree di sviluppo riguardano la velocità e l’efficacia della connessione: ad esempio, premendo la corona a indirizzandola verso il soggetto connesso in attività è possibile scoprire, al centro del quadrante, la percentuale di attività fisica svolta rispetto allo standard previsto a base 100%. Stiamo configurando, passo dopo passo, il vero Horological Smarwatch, sempre e comunque un orologio svizzero di qualità e raffinato. Nella nuova evoluzione, possiamo ottenere informazioni relativamente alle chiamate in entrata, ai messaggi (vibrazioni dell’orologio), al monitoraggio del sonno e al suo ciclo ottimale, selezionando l’apposita funzione sleep, sempre via corona. Anche le lancette, ora, avranno una precisa funzione, quando richiamata, per aggiungere dettagli su chiamate e messaggi. L’obiettivo è, evidentemente, quello di rendere sempre più utile l’Horological Smartwatch ed esplicitare il ruolo di servizio dell’orologio nella nostra quotidianità, sia in famiglia che durante il lavoro.
Quale, a suo giudizio, l’orologio che meglio comunica al pubblico il messaggio di stile ed eleganza di Frédérique Constant?
In questo momento, senza alcun dubbio, direi il Manufacture Slimline Perpetual Calendar.